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Nella follia di uno stupro etnico o dentro le mura domestiche, la donna che subisce una violenza, fisica, sessuale o psicologica, si trova in una condizione di profonda solitudine esistenziale. Dal momento che ogni presa di coscienza è posteriore alla crisi che la determina, l’atto di rivolgersi all’esterno e di chiedere aiuto è dettato da quell’istinto di sopravvivenza presente ed inalienabile in ciascun essere umano. E’ questo il primo passo, il più importante, di un percorso lungo e difficile che, attraverso i territori della propria notte interiore, giunge all’acquisizione della coscienza di sé, dei propri diritti, alla conquista della propria dignità di persona e di donna. Parla Alina: “Sono nata in una grande città della Romania. La mia era ed è una famiglia molto affettuosa, non eravamo ricchi ma non mi mancava niente. Quando l’ho conosciuto avevo 19 anni e frequentavo il primo anno della facoltà di filosofia. Lui era il cugino della mia migliore amica, viveva in Italia da due anni ed era ritornato in Romania per le vacanze di Natale. Ci siamo fidanzati, lui ha detto che voleva sposarmi subito. Ho interrotto l’università e sono venuta in Italia. Mi sono sposata e 22 mesi dopo avevo già le mie due figlie. Sono rimasta con lui per otto anni. Otto anni durante i quali non potevo lavorare, non potevo avere nessuna amica, non potevo uscire, non potevo parlare con un estraneo, non potevo contattare la mia famiglia. Un giorno mi ha picchiato per l’ennesima volta davanti alle bambine. Quando è uscito per recarsi al lavoro ho preso le mie bimbe e, con i vestiti che avevamo addosso, ce ne siamo andate. Adesso ho 32 anni, un lavoro ed una piccola casa. Vedo spesso la mia famiglia ma ciò che mi rende profondamente serena è veder crescere le mie figlie tranquille, lontane dalla violenza. Non ho un nuovo compagno: per adesso vivo per loro”. La giornata internazionale della donna può essere per ciascuno di noi un’occasione per riflettere sugli aspetti sociali connessi con la promozione di una cultura di pari opportunità, ma anche personali rispetto al proprio ruolo di donne o uomini. Partire dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle differenze sembra essere sempre di più la base per un incontro con l’“altro”. Il Centro Donna Lilith delle Pubbliche Assistenze Riunite di Empoli da 12 anni offre alle donne vittime di violenza sostegno psicologico, consulenza legale e progettazione di un percorso di uscita dalla relazione violenta, grazie alla collaborazione con i Servizi Sociali, le Forze dell’Ordine ed i vari Enti sul territorio. La Lilith è inserita nella Rete Nazionale Antiviolenza e nella mappatura nazionale del numero di pubblica utilità 1522. A fronte della crescente richiesta di protezione di donne e bambini a rischio, da pochi mesi è stata inoltre aperta una seconda casa rifugio ad indirizzo segreto, grazie alla quale è oggi possibile ospitare cinque donne con figli. Ad oggi si sono rivolte alla nostra Associazione 335 donne, ottenendo assistenza gratuita ed aiuto concreto. Il 69% di loro sono donne italiane, di istruzione medio-alta (46% media inferiore, 39,4 % di diplomate), provenienti da tutti i Comuni del territorio dell’empolese valdelsa e del valdarno inferiore. A fronte della necessità di poter offrire una prima accoglienza sul luogo di provenienza della donna si è sentita col tempo l’esigenza di strutturare una rete di collaborazione più stretta con le altre Pubbliche Assistenze del territorio che si è concretizzata nell’apertura di nuovi sportelli di ascolto. Ad oggi sono attivi sportelli di ascolto presso le Pubbliche Assistenze di Montelupo Fiorentino, Montespertoli, Fucecchio, Castelfiorentino, Limite sull’Arno, Montopoli V.no, Santa Croce, Castelfranco, presso l’Associazione Forum Permanente delle Donne di Certaldo e presso la sede distaccata del Comune di Vinci a Sovigliana. L’accoglienza, il supporto e la protezione di donne vittime di violenza può realizzarsi efficacemente solo attraverso un costante e condiviso lavoro di rete ed una politica a sostegno del sociale che sappia costruire efficaci forme di integrazione tra i vari enti che si occupano a vario titolo della problematica. Un sentito ringraziamento al Comune di Empoli e alla Sindaca Luciana Cappelli che con la sua annuale scelta di devolvere al nostro Centro i soldi destinati all’acquisto della mimosa rinnova l’attestato di stima per il nostro impegno quotidiano.
FONTE:GONEWS