FacebookTwitter

Violenza: a Massa Carrara, lavoro sul campo

By on Ott 18, 2015 in rassegna | 0 comments

Incontro Francesca Menconi, Presidente del Centro Italiano Femminile di Carrara. Mi racconta che CIF Carrara Onlus nasce per rispondere alle richieste di aiuto delle donne che vivono situazioni di disagio, sopraffazione e violenza.
Dal 2010 gestisce il Centro “Donna chiama Donna” del Comune di Carrara, con volontarie e professioniste avvocate, mediatrici familiari, psicologhe e psicoterapeute preparate per l´ascolto, l´aiuto e il sostegno alle persone in difficoltà, offrendo consulenze psicologiche e/o legali gratuite, garantendo l´anonimato e il diritto alla riservatezza. C’è una reperibilità continua nell’arco delle 24 ore, opera in rete con gli Enti del territorio, l´Azienda Usl 1 di Massa-Carrara, le Forze dell´Ordine, Centri Antiviolenza della Regione ed altre associazioni di volontariato. Da poco è attivato il Codice Rosa, si sta concludendo la prima fase di attuazione, ma c’è bisogno di un regolamento delle varie procedure. CIF Carrara opera mediante l’attività volontaria delle aderenti, impegnate nei vari settori.
Fa parte di un coordinamento regionale di Centri antiviolenza, chiamato “Ginestra”. “E’ importante coordinarsi stare in contatto”, mi spiega Francesca, “Ginestra è un luogo fisico, simbolico e politico di elaborazione e proposta, di condivisione e valorizzazione dei saperi elaborati dai Centri, di promozione di buone pratiche, di impegno per una crescita culturale che conduca ad una condanna sociale del fenomeno della violenza contro le donne. E´ uno spazio accogliente e aperto al dialogo che unisce donne che attuano la pratica della relazione fra donne, che vivono l´attività di cura come valore di dignità e condividono il pensiero della differenza.
La diversità fra queste Associazioni che si sono unite rappresenta la loro forza e la loro ricchezza.” Mi colpisce il nome di fiore, ginestra, di un fiore così privo di vezzi, combattivo, che cresce anche nelle avversità.
“Dal tuo osservatorio sul campo, come pensi si possa contrastare l’attuale fenomeno della violenza sulle donne?”, le chiedo in modo diretto, senza troppi giri di parole “non si dà sufficiente importanza alla prevenzione, all’educazione di genere. Noi andiamo nelle scuole, che dovrebbero ricevere più azioni di informazione e educazione su questo: tra ragazzi non c’è il riconoscimento della violenza. Non la sanno individuare e affrontare. Quando la violenza avviene, ha costi sociali e economici molto alti: tenere una donna con i figli in una casa apposita, costa molto. Non si interviene in tempo, prima che la relazione esploda; ci ritroviamo donne malmenate che vanno dai medici di famiglia, che le rimandano a casa dai mariti, non refertano lesioni, non rilasciano niente in mano alla donna. Solo il Pronto Soccorso in questo senso oggi è più responsabile.”
Ogni volta rimango interdetta: ancora oggi chi opera nel pubblico ha enormi difficoltà e rallentamenti a capire quando ci si trovi di fronte alla violenza. “Anche la Legge Letta”, continua Francesca “ha bisogno di tempo per far emergere criticità. Un uomo che esercita violenza deve fare un percorso di rieducazione e bisogna metterci in grado di capire come intervenire prima che entri nella curva crescente del fenomeno. L’uomo non serve sia odiato e se è lui il nostro nemico, come purtroppo è, bisogna conoscerlo, capire che dinamiche lo muovono. Il meccanismo vittima – carnefice c’è se ognuno alimenta questi ruoli. Va capito cosa non va nella relazione di genere”.
Sono d’accordo ed è ciò che risulta da più punti di vista. Ognuno di questi è unico e connesso con gli altri e colpisce che sia così difficile avanzare in modo strutturale. Francesca è una donna solare, piena di parole e di energia: le ore passano veloci con lei e mi rimane la sensazione che forse sì, se le donne incanalano insieme le loro azioni e intenzioni, per forza qualcosa, o meglio tanto, cambierà.