EMPOLI. In un solo anno cinquantasei donne hanno bussato al Centro antiviolenza Lilith di Empoli per chiedere aiuto. Cinque di loro, e sette bambini, hanno trovato rifugio nelle strutture di accoglienza e protezione, grazie alle quali cercheranno di voltare pagina. «La violenza sulle donne – sottolineano dalle Pubbliche Assistenze di Empoli – soprattutto all’interno delle mura domestiche, ha raggiunto livelli estremamente preoccupanti anche nel nostro territorio». E a testimoniarlo ci sono i numeri. Dal 2007, anno in cui è iniziata la rilevazione sistematica degli accessi, sono 342 le donne che si sono rivolte all’associazione. Quindici nel primo anno, poi una costante crescita fino alle 71 del 2012, per poi scendere a 56 l’anno scorso. Si tratta nella maggior parte dei casi (70%) di donne italiane. E anche per quanto riguarda l’autore della violenza (che nell’83,5% dei casi è il marito/partner o l’ex), la nazionalità è italiana (70%). Metà delle vittime di violenza sono empolesi, ma le richieste di aiuto arrivano anche dagli altri comuni del circondario, del Valdarno Inferiore e, talvolta, anche da altre zone, quando le donne, per motivi di sicurezza personale, necessitano di essere allontanate dal proprio Comune di residenza.
«Siamo in grado di garantire supporto economico, legale e di accoglienza – sottolinea Eleonora Gallerini, presidente delle Pubbliche Assistenze – attraverso tre tipi di strutture. Una di prima emergenza, dove la donna con si mette in contatto con noi può rimanere un massimo di quindici giorni. Poi c’è la “casa-rifugio”, la cui collocazione è segreta ed è pensata per le vittime di gravi abusi e maltrattamenti familiari. Infine, con la casa-accoglienza, garantiamo la possibilità di ricostruirsi una nuova vita».
Strutture che diventano fondamentali quando le donne decidono di interrompere la relazione violenta, sporgendo denuncia o richiedendo la separazione, momento in cui il rischio di ulteriori di ulteriori atti violenti e persecuzioni da parte dei partner aumenta notevolmente. E in questo modo viene data inoltre una risposta laica alla violenza, pensata anche per coloro che per caratteristiche culturali o religiose non si troverebbero a loro agio in un edificio religioso: «L’attivazione di un percorso di protezione richiede un lavoro estremamente delicato in quanto per le donne e i bambini ospiti si rendono necessari dei percorsi segreti, in modo che non siano identificabili e raggiungibili dal partner violento». E, oltre all’aspetto logistico e organizzativo, c’è da fare i conti anche con i costi di gestione, che vanno dall’affitto alle utenze, passando per pulizie, manutenzioni, vitto e trasporto delle vittime. Proprio ieri è stato presentato il rinnovo della convenzione tra Farmacie comunali Empoli srl e Pubblica Assistenza, con quest’utlima che mette a disposizione personale volontario che si occuperà dell’espletamento del nuovo servizio di consegna dei farmaci a domicilio (i dettagli nell’altro articolo). Con questo patto, la società si impegna a sostenere con un contributo di diecimila euro il trasporto Afa, ma anche le attività del progetto “Centro aiuto donna Lilith”, un progetto nato nel 2002 su input del Comune come risposta alle numerose richieste di aiuto che all’epoca erano pervenute sia in municipio, sia all’associazione.
Il Centro si avvale di un gruppo di lavoro composto da figure professionali eterogenee, quali psicoterapeute, psicologhe, assistenti sociali e avvocati, che insieme alla donna progettano un percorso per l’uscita dalla violenza e il reinserimento nell’attività lavorativa.
Fonte il tirreno : http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca/2014/04/02/news/cinque-donne-e-sette-bambini-in-fuga-dalla-violenza-domestica-1.8971867