CARRARA Un intero pomeriggio dedicato alle tematiche che riguardano la violenza sulle donne e, più in generale, le violenze di genere. L’occasione è stata quella di ieri pomeriggio quando, a Palazzo Binelli, il Cif (Centro Italiano Femminile) comunale, in collaborazione con Cesvot, ha organizzato un incontro che ha visto coinvolti una pluralità di soggetti che, secondo le proprie specificità, hanno contribuito al dibattito attorno alle esigenze del nuovo piano antiviolenza: “Femminicidio. La prevenzione è possibile” ha visto l’intervento della Procura, Polizia e Carabinieri, oltre agli assessori Giuseppina Andreazzoli e Giovanna Bernardini, i Servizi sociali di Carrara, l’ex assessore Provinciale Marina Babboni, l’onorevole Martina Nardi, il Pronto soccorso cittadino che a partire dal prossimo gennaio avvierà anche nell’Asl1 il progetto “Codice Rosa” e diverse associazioni, tra le quali Acca per i disturbi alimentari, il Centro antiviolenza di Viareggio, l’Associazione Nazionale Maschile plurale, Fidapa, Ogap. Sì, perché oggi sarà già passato un mese dall’entrata in vigore della nuova legge che tende a proteggere con maggior efficacia le donne vittime di una sovrastruttura patriarcale ancora pesantemente presente in Italia. A parlarne il sostituto procuratore Alessandra Conforti che ha elencato con visibile soddisfazione tutte le modifiche apportate al testo di legge, tra queste è stato introdotto l’aggravante per i fatti di violenza compiuti in presenza di minori, aumentata l’ammenda per chi si rende responsabile di minacce (da 51 a 1030 euro), anche per lo stalking, non solo il limite edittale è aumentato a 5 anni, ma è stata introdotta anche la possibilità di effettuare intercettazioni, è stata inserita l’irrevocabilità della querela, infine, la donna può usufruire non solo di un contributo economico, ma anche del patrocinio gratuito, qualunque sia la sua situazione patrimoniale. «S’impone la necessità di una rivoluzione culturale», ha affermato il Procuratore capo Aldo Giubilaro, mentre l’on. Martina Nardi sottolineava quanto queste modifiche siano frutto della costante mobilitazione delle donne e il Vicequestore Antonio Dulvi Corcione poneva l’accento sull’educazione: «Si tratta della coscienza di tutta la società civile – ha affermato – che dovrebbe crescere in primis nel contesto familiare e scolastico. La violenza non può limitarsi a rimanere una questione di polizia, tutta la cittadinanza deve collaborare ed essere vigile, i mezzi d’informazione devono conoscere e raccontare ciò che accade nei consultori. La prevenzione sì – conclude – quella è importante: troppo spesso quando le forze dell’ordine vengono chiamate il peggio è già successo». «Purtroppo – afferma la Dirigente ai Servizi Sociali Daniela Tommasini – da uno studio effettuato nel 2003 è emerso quanto lo spirito di sopportazione delle donne carraresi fosse alto, il 95% di loro infatti afferma che uno schiaffo non consiste in un atto violento… di violenza invece si può parlare già nel momento in cui una donna viene svilita». 600 milioni di donne nel mondo subiscono violenza e 7 milioni in Italia, dove questa è anche la prima causa di morte, 400 bambini italiani assistono ad atti di violenza. Questi i dati forniti dalla Presidente della “Casa delle Donne”, centro antiviolenza di Viareggio: «Ottima questa legge antiviolenza – ha affermato – ma la questione è quella di non pensare a simili episodi come ad un allarme sociale straordinario, ma come a qualcosa che è sempre esistito». Sulla stessa linea Francesco Fazzini del Guv (Gruppo Uomini Viareggio) Associazione Nazionale maschile plurale che sottolinea: «È molto difficile fare prevenzione se gli uomini non si mettono in discussione. L’uomo deve cominciare a riconoscere la propria parzialità, dobbiamo decostruire il nostro essere maschi, decostruire tutti gli stereotipi che ci incatenano. Se dico donna – prosegue – il riferimento è casa e cura, per l’uomo sarà lavoro e carriera, nello stesso modo l’uomo è forte e virile, la donna debole e necessita d’esser posta sotto tutela, e via così all’infinito, abbiamo bisogno di un’altra cultura – conclude – perché non insegnare l’educazione sentimentale a scuola, non ci disponiamo all’ascolto e alla conoscenza dell’altra, diventando capaci di avere relazioni intime non possessive, aboliamo il nostro desiderio di voler avere sempre ragione?». Barbara Monaco